L’ombra della solitudine by Paolo Roversi

L’ombra della solitudine by Paolo Roversi

autore:Paolo Roversi
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2024-01-21T14:47:49+00:00


12

Tornato in questura, Sebastiani appare stranamente rilassato, al punto da non scomporsi quando sorprende Mascaranti e Sciacchitano che, con la scusa di scandagliare i vari siti di escort alla ricerca di tracce utili, si stanno rifacendo gli occhi, sbirciando tutte le foto discinte delle prostitute sulle pagine specializzate.

«Fingono molto bene d’indagare, non pensi?» chiede alla Rivolta.

Lei si limita a scuotere la testa.

«Mi vuoi davvero lasciare da solo con questi due?» le domanda, quando raggiungono il suo ufficio.

«Non so se vincerò il concorso, dottore. Forse sarà costretto a sopportarmi ancora a lungo…»

«Lo spero per me. A te, invece, auguro di farcela: sarai un perfetto commissario.»

Carla arrossisce: non è abituata ai complimenti da parte del superiore. Nessuno lo è, ecco perché suonano così autentici. «Da dove riprendiamo?» chiede in tono professionale. «Dalla rapina?»

Lui s’infila un Toscanello fra le labbra. Non parla, ma lei sa a cosa sta pensando: il suo mago del computer, Radeschi, non gli ha fatto sapere nulla riguardo ai video. O non ha trovato nulla o non gli interessa.

«Diamo un’altra occhiata ai filmati sperando di scovare qualcosa che ci sia sfuggito?» chiede alla fine.

Sebastiani acconsente e, così, si rimettono a visionare tutto quanto.

Un lavoro lungo e noioso.

Tre ore più tardi, la luce fioca della lampada sulla scrivania illumina le facce stanche dei due poliziotti.

Carla è esausta, le bruciano gli occhi e le fa anche male la schiena. Ha bevuto più caffè del dovuto, ma ancora non si vuole arrendere. Sa che devono trovare un appiglio, fosse anche un solo dettaglio che possa dare slancio a un’indagine altrimenti impantanata in maniera irreparabile.

«Rivediamoci la registrazione del casello. Un’ultima volta.»

La voce del vicequestore è roca, il volto teso.

Lei fa partire il video. Lo conoscono a memoria, ormai: l’arrivo veloce della Toyota, lo scontro con la sbarra. «Ecco» esclama all’improvviso. «Lì c’è qualcosa.»

Lui si china sul monitor. La sua attenzione si focalizza su uno dei passeggeri seduti dietro.

Portano tutti il passamontagna, ma c’è un dettaglio che non è sfuggito a Carla: la mano sinistra dell’uomo poggiata sul sedile davanti. Niente di strano, a parte il fatto che si è levato i guanti! Il guidatore li ha ancora addosso, li vedono chiaramente sul volante. Quel bandito, però, no.

«Cos’è?» chiede incuriosito Sebastiani.

«Qualcosa sul dorso della mano. Direi un tatuaggio.»

«Puoi ingrandire?»

La poliziotta non si fa pregare, e sullo schermo compare una specie di grosso insetto sgranato.

«Hai idea di cosa rappresenti?» domanda lui facendo ruotare il sigaro.

Lei ci pensa. Si concentra, anche se dopo tutte quelle ore non è semplice. «Mi ricorda qualcosa… È come se l’avessi già visto…»

Alla fine, a forza di fissare il fermoimmagine, l’illuminazione arriva: si alza in piedi ed esce di corsa dall’ufficio.

Sebastiani non si muove; sa, per esperienza, che l’ispirazione va sempre assecondata. Cinque minuti dopo, la Rivolta ricompare raggiante, con un grosso faldone sottobraccio.

«Qui ci sono le informative di tutti i soggetti coinvolti nella faida fra russi, turchi e serbi della settimana scorsa.»

«Qualcuno che conosciamo?»

«Giudichi lei.»

Fa scivolare una foto sulla scrivania. Ritrae un uomo biondo con le braccia ricoperte di tatuaggi: con fare sprezzante, mostra il dito medio al fotografo.



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